libro
Un uomo onesto. Storia dell'imprenditore che morì per aver detto no alle tangenti
Monica Zapelli | Sperling & Kupfer | SAGGISTICA
16,00 €
In un Paese normale questa storia non sarebbe mai diventata un libro. In un Paese normale Ambrogio Mauri sarebbe stato soltanto un imprenditore di talento, di quelli che fanno il vanto (e il PIL) di una nazione. Ma non in Italia. La storia di Ambrogio Mauri comincia e finisce in Brianza. Una terra che nasconde dietro l'apparenza della provincia una densità imprenditoriale pari a dieci volte quella del resto d'Italia. Laurà, laurà, laurà sono i tre comandamenti su cui si regge la vita da queste parti e Ambrogio Mauri li impara subito in fretta. Ha solo diciannove anni, quando il padre muore. Gli lascia un'officina che ripara autobus e molti debiti. Ambrogio salva l'azienda e la trasforma in una delle realtà italiane più avanzate nella produzione di mezzi pubblici. Insieme con la ditta Mauri cresce e cambia anche l'Italia. L'euforia del boom economico lascia il posto a un Paese incapace di superare le sue contraddizioni, sempre più prigioniero di un sistema di corruzione che trova il suo apice e simbolo nella Milano da bere degli anni Ottanta. Dove è normale pagare tangenti, dove l'onestà è ormai solo una vecchia moneta fuori corso. Mauri sceglie di non adeguarsi. Perché lui sarà sempre scelto per quello che produce e non per quello che paga sottobanco. Così facendo però lo spazio per la sua azienda si fa sempre più stretto. Anno dopo anno diventa invisibile, regolarmente ignorata nelle gare d'appalto. Poi, il ciclone di Mani Pulite investe l'Italia del malaffare e per Ambrogio sembra la fine di un incubo. Ma il risveglio è brusco e il prezzo della disillusione altissimo: pochi anni più tardi nulla è cambiato. E Mauri rimane solo, come solo - in fondo - era sempre stato. L'epilogo è tragico, perché, come scrive l'autrice, "Davide contro Golia non può vincere due volte ". Anche per questo motivo, la sua storia merita di essere raccontata. Per ricordare un "eroe normale" nel Paese delle tangenti. E per spiegare perché, oggi, nelle classifiche degli Stati più corrotti l'Italia sta davanti persino al Ruanda.
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