libro

Storia parziale delle cause perse

Jennifer Dubois | None | NARRATIVA

19,50 €

Leningrado, 1980. Il giovane Aleksandr Bezetov è diventato il nuovo campione di scacchi. E con questo è entrato nel mirino del Partito, che gli promette una vita di agi in cambio della sua collaborazione. Aleksandr sceglie invece di unirsi ad alcuni amici per dare vita a una rivista clandestina, iniziando la sua attività di dissidente. Sa di avere scelto di giocare una partita senza possibilità di vittoria, ma una profonda convinzione nei propri ideali, e l'amore per una donna misteriosa, lo spingono ad agire. Cambridge, Massachusetts, 2006. Irina Ellison ha trent'anni e sa di aver ereditato dal padre morente la corea di Huntington, una grave malattia degenerativa. Facendo ordine tra le sue carte trova una lettera da lui scritta anni prima al grande scacchista russo Aleksandr Bezetov, in cui gli poneva un'unica domanda: come si gioca una partita quando si capisce che è già persa in partenza? Aleksandr non rispose mai. Vedendo progredire i sintomi della malattia, Irina decide di partire per la Russia alla ricerca di Aleksandr, per avere la risposta che il padre non aveva mai ottenuto. Ad attenderla c'è una strada segnata da sconfitte irrimediabili: la malattia, la partita a scacchi contro un invincibile avversario, la Russia del sottomarino Kursk, della scuola di Beslan, dell'omicidio della Politkovskaja. Eppure tutti i protagonisti di questa storia sembrano mossi da un'incrollabile fiducia perché, come Aleksandr, credono che "a volte c'è bisogno di difendere una cosa realmente importante, e non solo il simbolo di una cosa importante". A soli ventisette anni, Jennifer Dubois ha scritto un romanzo che ha impressionato il mondo letterario americano quando era ancora un manoscritto nelle mani di uno dei più prestigiosi agenti letterari. Storia parziale delle cause perse colpisce per la sua maturità, una padronanza che raramente si trova nei giovani esordienti, la profondità emotiva e la consapevolezza naturale dello stile. E quando il libro è finito non lo si può chiudere con la stessa tranquillità con la quale lo si era aperto.

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CONSIGLIATO DA ALESSANDRA.