libro

Parla mia paura

Simona Vinci | Einaudi | PSICOLOGIA

13,00 €

Simona Vinci si immerge nella propria paura e cerca un linguaggio per confessarla. L'ansia, il panico, la depressione spesso restano muti: chi li vive si sente separato dagli altri e incapace di chiedere aiuto. Ma è solo accettando di «rifugiarsi nel mondo» e di condividere la propria esperienza che si sopravvive. La stanza protetta dell'analista e quella del chirurgo estetico, che restituisce dignità a un corpo di cui si ha vergogna, l'inquietudine della maternità, la rabbia della giovinezza, fino allo strappo iniziale da cui forse tutto ha avuto origine. Scavando dentro sé stessa, Simona Vinci ci dona uno specchio in cui rifletterci. Si affida alle parole perché «le parole non mi hanno mai tradita». Perché nella letteratura, quando la letteratura ha una voce cosí nitida e intensa, tutti noi possiamo trovare salvezza. Simona Vinci ha vinto il Premio Campiello 2016 con La prima verità. È cominciata con la paura. Paura delle automobili. Paura dei treni. Paura delle luci troppo forti. Dei luoghi troppo affollati, di quelli troppo vuoti, di quelli troppo chiusi e di quelli troppo aperti. Paura dei cinema, dei supermercati, delle poste, delle banche. Paura degli sconosciuti, paura dello sguardo degli altri, di ogni altro, paura del contatto fisico, delle telefonate. Paura di corde, lacci, cinture, scale, pozzi, coltelli. Paura di stare con gli altri e paura di restare da sola. Nel posto in cui vivevo allora arrivava il richiamo lacerante dei piccoli rapaci notturni nascosti tra i rami degli alberi. Di notte, l'inferno indossava la maschera peggiore. Di notte, quando nelle case intorno si spegnevano tutte le luci, tutte le voci, quando sulla strada il fruscio delle automobili e dei camion si assottigliava.

Recensioni

CONSIGLIATO DA LUCA: Simona Vinci regala un piccolo grande libro ai suoi lettori, ma anche a chi non la conosce e invece dovrebbe, vivendo ogni giorno accompagnato da un’ombra, limitato dal timore e dal pericolo; dovrebbe conoscere il suo vissuto, i temi che tratta nei suoi scritti così personali, senza pelle, e scoprirebbe un’affinità di fatica e coraggio che allevierebbe il fardello col sollievo della condivisione. Quella che Ippocrate chiamava “Melancholia” e Berto “Il Male Oscuro”, non sempre ha una spiegazione, mente e anima sono misteriose e spesso sembrano essere aliene alla realtà che dovrebbero abitare. Con questa testimonianza la Vinci mette in scena un coraggio che colpisce, ma non lo fa in modo sterile, bensì trasmettendo quel coraggio e quel bisogno di condivisione, rendendolo contagio; quando osserva che lo scrittore scrive per essere assolto dagli altri e da se stesso, ci rimanda, per chi c’è stato, al confessionale, al bisogno liberatore di mettere l’altro a parte di ciò che ci pesa, chiedendo di essere accettati... Avere paura significa essere vivi, il disagio, e il bisogno di placarlo, significano lavoro, ricerca di se stessi e comprensione degli altri, e la ricerca è sempre creazione e crescita. E allora ascoltiamo i suoi consigli sul fidarsi e affidarsi, perché c’è chi può capire, perché la condivisione allontana dalla solitudine e dalla vergogna del sentirsi diversi. E poi c’è l’immaginazione per evadere dalla prigione del dolore, per arieggiare la stanza che la paura ci costruisce intorno, limitando la nostra azione, negandoci le gioie e i dolori che fanno crescere, in un cammino pienamente vissuto; perché vivere è la prima risposta alla tirannia della paura. Simona ha ricordato la perdita patita vent’anni fa e ha confessato che dentro di lei qualcosa ha ceduto, e dunque può proseguire; una malinconia eroica, di chi piegato, non si è spezzato. La resistenza e la capacità di farne testimonianza, non sono solo letteratura piacevole, ma aiuto necessario per molti. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA SU: http://paginerecensioni.com/parlaci-simona-la-nostra-paura/