libro

Nel guscio

Ian McEwan | Einaudi | NARRATIVA

18,00 €

La gravidanza di Trudy è quasi a termine, ma l'evento si prospetta tutt'altro che lieto per il suo piccolo ospite. Ad attenderlo nella grande casa di famiglia (e nel letto coniugale) non c'è il legittimo marito di Trudy e suo futuro padre, John Cairncross, poeta povero e sconosciuto, innamorato della moglie e della civiltà delle parole, ma il fratello di lui, il ricco e becero agente immobiliare Claude. Dalla sua posizione ribaltata e cieca, il nascituro gode nondimeno di una prospettiva privilegiata sugli eventi in corso, ed è lui a metterci a parte di una vicenda di lutto e di sospetto dagli echi assai familiari. Certo, la scena non è quella corrotta e claustrofobica del castello di Elsinore. Certo, i due cognati fedifraghi, Trudy e lo zio Claude, non hanno regni nordici cui aspirare. Piuttosto a far gola ai due vogliosi amanti è l'edificio georgiano su Hamilton Terrace, decrepito ma d'inestimabile valore, incautamente ereditato da John, i cui pavimenti luridi e la cui onnipresente immondizia prendono il posto del marcio in Danimarca. Ma amletico è il crimine orrendo che il narratore vede (o meglio sente) arrivare, e amletico è pure il suo inesauribile flusso di pensieri dubitanti, gli stessi che hanno inaugurato al mondo la danza della modernità. Se nel testo shakespeariano l'origliamento, l'atto di spiare e raccogliere informazioni rovistando i recessi e gli anditi del regno, è spesso motore dell'azione, nel guscio l'udito è il senso privilegiato per ragioni fisiologiche, e a essere rovistati a pochissima distanza dal capo dell'inorridito narratore sono spesso e volentieri i recessi e gli anditi del corpo materno. Mentre all'orecchio non sempre affidabile del nostro eroe non-nato si dipana la tragica detective story, nella manciata di giorni che separano il suo «esserci» dal suo protetto «non-esserci» ancora, con il conforto di qualche buon vino giunto fino a lui dalle superbe degustazioni materne, e costantemente edotto sul mondo dai programmi radiofonici di approfondimento culturale che fortunatamente Trudy preferisce a quelli musicali, il nascituro ha tempo di riflettere su di sé, sulla complicata faccenda dell'amore, sul mondo, coi suoi orrori contemporanei e con le sue desiderate meraviglie. Ha tempo e curiosità sufficienti per farsi domande, interpretare i segni della sua realtà mediata, contemplare azioni e concludere che la sua sola salvezza, la salvezza dell'uomo, sta forse nell'esitazione.

Recensioni

CONSIGLIATO DA LUCA: Nel Guscio, di Ian McEwan, è un esperimento geniale, una sinossi ardita, oserei quasi dire sperimentale, in cui un nascituro, seppur ancora stretto tra le pareti claustrofobiche del suo guscio materno, ricopre nientemeno che il ruolo privilegiato di voce narrante. Il nostro eroe a testa in giù, dunque, sta per nascere dalla bellissima Trudy, ma qualcosa disturba il suo ozio e la sua luminosa aspettativa di un futuro ancora là da venire. Che sia l’omicidio? Ebbene sì, questo è il complotto ordito dalla madre amata e odiata al tempo stesso, e dallo stupido e volgare zio: uccidere il padre poeta per ereditarne il costoso palazzo di famiglia. Nell’inconsueta trama di una moderna tragedia shakespeariana, l’idea del nascituro come voce narrante si può considerare un pretesto, non forzato, per gettare uno sguardo sulla bellezza del mondo degli uomini e sulle sue nefandezze, dalla posizione privilegiata dell’innocenza assoluta ed imparziale. Nel guscio, quindi, è un romanzo originale e intelligente che accanto all’invenzione stilistica offre al lettore un ritmo senza pause che avvince come un noir, e sorprende regalando anche sorrisi come solo le migliori commedie nere sanno fare; il tutto è saldamente sostenuto dalla meravigliosa prosa dell’autore, ricca, colta, ironica, insomma in una parola, brillante. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA SU: http://paginerecensioni.com/nascere-o-non-nascere-nel-guscio/