libro

Acciaio

Silvia Avallone | Rizzoli | NARRATIVA

18,00 €

Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d’uscita. Poi un giorno arriva l’amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l’amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Attraverso gli occhi di due ragazzine che diventano grandi, Silvia Avallone ci racconta un’Italia in cerca d’identità e di voce, apre uno squarcio su un’inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più. E lo fa con un romanzo potente, che sorprende e non si dimentica.

Recensioni

CONSIGLIATO DA LUCA: La vita è feroce ovunque, ma forse, tra i desolanti palazzoni della periferia operaia di Piombino, può sembrarlo ancora di più, e non basta volerlo per plasmarsela addosso come un vestito su misura. Anna e Francesca sono un’unica cosa e a quella feroce inesorabilità oppongono l’esplosione di un’adolescenza incosciente, la scoperta del sesso, dell’amore, e della contraddizione che ciò che dovrebbe essere bello e atteso, spesso si rivela più un tormento... Tra piccoli truffatori che cercano fortuna perdendo poi tutto, e giovani operai che consumati da interminabili turni in acciaieria cercano svago e sfogo nel dimenarsi di una ballerina di lap-dance, la sopravvivenza passa attraverso il lottare a muso duro contro un destino che poi ti stritola sotto i cingoli di un muletto, riducendo in poltiglia anche i tuoi sogni e “quella tenacia che non ti sarà servita a niente” (M. Mazzantini.) La vita ti frena, ti delude e ti umilia, divide e dimentica, ma nel mezzo di tanta impietosa casualità, per Anna e Francesca la sconfitta sfuma e si dissolve nel comprendere che la vittoria più grande, così come la gioia, sta nel non perdersi quando ci si è trovati, e allora uno sguardo, due ginocchia che si sfiorano sotto un tavolo, cancellano la perdita e il distacco, ci fanno sentire vivi e presenti, col cuore che batte ancora quando mai più lo speravamo... Così ci fanno sentire, insieme...